Leggende napoletane by Matilde Serao

Leggende napoletane by Matilde Serao

autore:Matilde Serao [Serao, Matilde]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, Classics, Short Stories (single author)
ISBN: 9788874173013
Google: jW8RAgAAQBAJ
editore: REA Multimedia
pubblicato: 2013-11-12T18:16:43+00:00


Imbruniva. Nel vano di un balcone sedeva Donna Regina, col libro delle ore fra le mani. Ma non leggeva.

– Mi è lecito rimanere accanto a voi, sorella mia? – chiese timidamente Donnalbina.

– Rimanete, sorella – disse brevemente Regina.

Regina era più smorta dell'usato, un po' abbassata la testa, errante lo sguardo. E Donnalbina cercava indovinare il pensiero segreto di quella fronte severa.

– Mi ricercavate di qualche cosa, Donnalbina? – chiese infine Regina, scuotendosi.

– Voleva dirvi che la nostra sorella Donna Romita mi pare ammalata.

– Non me ne addiedi. Mandaste per la medesima Giovanna?

– No, sorella, non mandai.

– E perché?

– Ahimè! sorella, dubito che i farmachi possano guarire Donna Romita.

– E qual malore grave e strano è il suo, che non trovi rimedio?

– Donna Romita soffre, sorella mia. Nella notte è angosciosa la veglia ed agitati i suoi sonni; nel giorno fugge la nostra compagnia, piange in qualche angolo oscuro; passa ore ed ore nell'oratorio inginocchiata, col capo su le mani. Donna Romita si strugge segretamente.

– E sapete voi la causa di tanto struggimento, Donnalbina? – chiese con voce aspra Donna Regina.

– Io credo saperla – rispose, facendosi coraggio, la sorella minore.

– Ditela, dunque.

– Ma la vedete voi?

– Ve la chieggo. Tardaste troppo.

– Donna Romita si strugge d'amore, o mia sorella.

– D'amore, diceste? – gridò Regina balzando sul seggiolone.

– D'amore.

– E che? Debbo io udire da voi queste parole? Chi vi parlò prima d'amore? Chi vi ha insegnato la triste scienza? Di chi io debbo crucciarmi, di Donna Romita che me lo cela, o di voi, Donnalbina, che lo indovinate e me lo narrate? Come furon turbati il cuore dell'una, la mente dell'altra? Sono stata io così poco provvida, cosi incapace da lasciare indifesa la vostra giovinezza.

– L'amore è nella nostra vita – rispose con dolce fermezza Donnalbina.

Regina tacque un momento. Aveva corrugate le sopracciglia, quasi a ristringere ed a condensare il suo pensiero.

– Il nome dell'uomo? – chiese poi duramente.

Donnalbina tremò e non rispose.

– Il nome dell'uomo? – insistette l'altra.

– È un giovane cavaliere, un cavaliere di nobil sangue, bello, dovizioso.

– Il suo nome?

– Donna Romita è stata affascinata dalla eloquente parola, dallo sguardo di fuoco. Amò certo senza saperlo…

– Il suo nome, vi dico. Debbi io pregarvi?

– Oh! no, sorella. Ma voi le perdonerete, voi le perdonerete, non è vero? E cercava prenderle le mani.

– Che cosa debbo perdonarle? Ditemi il nome del cavaliere.

– Pietà per lei. Ella ama don Filippo Capace.

– No!!

– Lo ama, lo ama, sorella. Chi non l’amerebbe? Non è egli valoroso, galante con le donne, seducente nell’aspetto? Quando egli mormora una parola d’amore, il cuore della fanciulla deve struggersi in una dolcissima felicità; quando il suo labbro sfiora la fronte della fanciulla, può ella invidiare le gioie degli angeli? Essere sua! Sogno benedetto, aura invocata, luce abbagliante! Pietà per nostra sorella! Essa lo ama – e cadde ginocchioni, balbettando ancora vaghe parole di preghiera.

– Ma per chi mi chiedi pietà? – gridò Donna Regina, rialzando bruscamente la sorella in un impeto di collera – per chi me la chiedi?

– Per Donna Romita… – rispose l’altra smarrita.



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